Tante partite oggi in una giornata speciale, ma non solo.
Come società sportiva abbiamo sempre creduto nell’importanza del nostro esempio non solo sul campo, ma anche fuori.
Per questo oggi, 25 aprile, abbiamo deciso di raccontare una storia di sport e di resistenza, quella di
Enes Kanter.
Nato a Zurigo, ma di nazionalità turca arriva negli Stati Uniti per giocare negli Utah Jazz.
È il 15 luglio 2016, una data che diventerà uno spartiacque della recente storia turca e della vita del cestista.
La notte del 15 luglio 2016 la Turchia si risveglia sotto il rumore dei jet che sorvolano Istanbul e la capitale Ankara. Il tentato colpo di Stato dura poche ore. All’alba la Turchia si sveglia nell’era dello Stato di Emergenza e con il presidente turco intenzionato a fare piazza pulita dei rivali storici e gli oppositori del suo partito.
Accademici, giornalisti, militari, agenti e impiegati: chiunque non sia favorevole al corso che Erdoğan vuole dare alla Turchia viene spazzato via, sospeso, licenziato o peggio, messo in prigione.
Tra questi c’è anche Enes Kanter. Erdoğan non perde tempo e l’8 agosto la polizia fa irruzione nella casa dello sportivo a Istanbul. Cellulari, computer, gli agenti sequestrano quasi tutto. Il fratello Kerem, che dopo aver vinto l’europeo under 18 nel 2013 viene radiato nalla nazionale turca.
Ai genitori di Kanter viene requisito il passaporto, il padre è costretto a disconoscere pubblicamente il figlio: “Con profonda vergogna mi scuso con il nostro presidente e con tutto il popolo turco per avere un figlio del genere”, scrive il padre in una lettera al quotidiano filogovernativo Daily Sabah.
Nel 2017 Kanter perde la cittadinanza turca e rischia l’arresto anche all’estero. In Romania scopre che il suo passaporto è stato “cancellato”. Kanter è ora un senza patria, ma l’intervento del senatore dell’Oklahoma gli permette di rientrare negli States.
La vita di Kanter è continuamente in bilico. Lasciare gli Stati Uniti è rischioso, tanto che nel gennaio del 2019 il giocatore decide di rinunciare a una trasferta a Londra con i Knicks. Per lo stesso motivo nel marzo 2019 declina la possibilità di volare in Canada per un match con i Raptors.
“Il mio problema non è con il mio Paese. Il mio problema è con il regime nel mio Paese. La Turchia potrebbe essere il ponte tra l’Islam moderno e l’Occidente. Ma in questo momento, non c’è libertà: nessuna libertà di parola, nessuna libertà di religione, nessuna libertà di espressione. Non c’è democrazia – continua Kanter – Erdoğan sta usando il suo potere per abusare e violare i diritti umani. Il mio obiettivo è essere la voce per tutte quelle persone innocenti che non ne hanno una. Capisco che potrei semplicemente chiudere la bocca, guadagnare milioni di dollari in America e non preoccuparmi di questi problemi. Ma alcune persone in prigione sono i miei amici, i miei vicini, le persone con cui ho giocato a basket”.
In foto Enes e le immagini delle sue partite trasmesse dalla tv turca, dove la sua immagine è censurata in ogni momento della partita.
La storia di Enes Kanter ci ricorda che anche nel 2021 la libertà non è una cosa scontata, gratuita, ma è un valore da difendere ogni giorno. Oggi come 76 anni fa.